GRAVIDANZA E LAVORO: COME CONCILIARLI?

gravid_lavoroQuesto argomento è di solito una miccia per molte persone, che, chi per un verso, chi per un altro, si sentono di dover difendere la posizione pro o contro il lavorare in gravidanza. Questo succede per tutti gli argomenti che di solito richiedono risposte complesse e spesso tarate sulle diverse possibilità delle varie mamme in attesa.

Molte mamme sentono profondi sensi di colpa nel perdere interesse verso il proprio impiego, come se stare a casa fosse un modo per evitare il proprio dovere; in particolare per donne che svolgono la libera professione, oppure un lavoro che comunque trovano appagante e di soddisfazione, sentono forte l’impulso a “non mollare la presa” sulla propria vita.

Credo che una parte del senso di colpa possa avere una motivazione sociale, che richiede alla donna un ruolo multiplo nella società, tanto da rivestire la parte della donna in carriera senza abbandonare quello della domestica del focolare. In pratica una manager in gonna e tacchi a spillo che passa con naturalezza dalla cucina all’ufficio. Una richiesta che invece non viene fatta ai maschi, che pur avendo sviluppato negli ultimi decenni una maggiore consapevolezza del loro ruolo di padri, ancora aiutano molto poco le loro partner nelle faccende domestiche. [per una panoramica della situazione della donna in Italia, ecco qui un interessante articolo, ed eccone un altro che svolge alcune riflessioni su stereotipi e modelli di ruolo].

Quindi la mamma si sente investita di un ruolo invincibile: pensa di dover continuare a svolgere la stessa vita di prima, anche se gli impegni sono notevolmente aumentati. In questo senso diventa molto difficile riuscire a ritagliarsi tempo ed energie per la gravidanza e il figlio/a in arrivo.

Ma c’è anche un’altra motivazione, che riguarda la nostra immagine di noi stesse. Il fatto che la nostra vita, così come l’abbiamo costruita, con impegni, interessi, responsabilità, è una parte fondante della nostra identità. Sì perché la gravidanza è un momento di grande importanza per la donna che deve rivedere comunque la propria identità.

Non tratterò in questo articolo dell’immagine estetica, argomento che spero di poter affrontare in seguito, ma è importante ricordare una cosa: noi siamo ciò che scegliamo, ovvero quando decido di comportarmi in un certo modo, questo si riflette sull’idea che ho di me stessa. Per es., se scelgo di fare un corso di pittura piuttosto che leggere, oppure di andare a ballare con le amiche piuttosto che andare a fare shopping, confermo una parte di me, davanti ai miei occhi e a quelli di chi mi circonda, come donna creativa, oppure come ragazza che sa divertirsi, e così via.

Di conseguenza, la scelta del nostro lavoro influenzerà sicuramente l’immagine che ci costruiamo nel nostro animo: se trovo un lavoro da cassiera in un supermercato, oppure faccio la ricercatrice all’università, di sicuro mi rivedrò in certi comportamenti che attivo in quel dato ambiente di lavoro, e al tempo stesso, adatterò il mio lavoro e le mie relazioni d’ufficio alla mia personalità. Questo processo richiede tempo, impegno ed energie.

Immaginatevi, o rivivete in prima persona, come possa sentirsi una donna che ha compiuto tutto questo percorso, nel momento in cui si ritrova a dover conciliare con l’idea di donna lavoratrice  anche l’immagine di mamma che deve fare ginnastica per evitare la sciatica che può venire col pancione, mangiare tutto cotto per via del rischio di contrarre la toxoplasmosi, stare attenta al proprio peso (quello non manca mai nel mondo femminile), mancare dall’ufficio per iniziare il corso pre-parto e così via.

In sintesi: una gran fatica e il rischio di uno “sdoppiamento” della personalità: io non so più chi sono, perché mi sento ogni tanto mamma, ogni tanto lavoratrice, ogni tanto nessuna delle due. Con la conseguente preoccupazione di “tradire” una parte di me, se ne favorisco l’altra (non sono una buona mamma se non mi prendo abbastanza tempo per rilassarmi, non sono una lavoratrice in gamba se non mi dedico con le stesse energie di prima al mio lavoro).

Non mi stupisce di incontrare mamme agguerrite che, per confermare a se stesse ed agli altri l’idea che una maternità in questa società sia “giusta”, difendono in modo quasi aggressivo il diritto a rallentare i ritmi di lavoro. Oppure mamme che vivono con un tale senso di colpa il ruolo di madre, che si riempiono di impegni per evitare di stare a casa, creandosi da sole molto stress.

Mi è capitato che le mamme mi chiedessero: cos’è giusto fare?

La risposta consiste nel cambiare domanda.

Come mi sento in questa o quest’altra situazione? Cosa mi spinge a comportarmi così? Che cosa va bene per me in questo momento?

Se voi, donne/future mamme, avete risposto a queste tre domande, avete già fatto i primi passi giusti per una corretta immagine di voi stesse.

  • Come mi sento in questa o quest’altra situazione? La prima risposta vi permette di fare silenzio intorno a voi (abbassando il volume delle voci di partner, familiari, amici, colleghi) per ascoltare le sensazioni di piacere o disagio che quella determinata situazione crea dentro di voi; ad es. mi sento forte ed efficiente quando riesco a risolvere i diversi problemi al lavoro, ma al tempo stesso mi sento stanca a passare otto ore in ufficio per via della sonnolenza data dalla gravidanza, oppure della pancia che mi pesa.

 

  • Cosa mi spinge a comportarmi così? La seconda risposta vi dà la possibilità di riconoscere le diverse emozioni, pensieri e motivazioni che quella situazione vi suscita. In altre parole si tratta di alzare il volume di ognuna delle voci interne, da quella che detta le regole, a quella che esprime i desideri, a quella che esprime i messaggi mandati dal corpo e ascoltarle; scoprirete una ricchezza e una diversità inaspettate. Nelle situazioni di forte stress e indecisione alcune emozioni saranno contrastanti (paura/curiosità, irritazione/rilassamento), proprio perché alcune parti di voi vorranno raggiungere gli obiettivi da “mamma” (accogliere il bambino nella propria mente, preparare la sua stanza, rilassarsi per ascoltarne i movimenti,…) mentre altre parti vorranno andare in un’altra direzione (mantenere i rapporti con i colleghi o i clienti, sentirsi confermata nel proprio lavoro, mantenersi attiva,…). Questo stato può crearvi un senso di smarrimento e confusione, ma non preoccupatevi…..

 

  • Che cosa va bene per me in questo momento? : ….riuscirete a sentirvi voi stesse proprio rispondendo a questa domanda, ovvero ascoltando tutte le voci, stabilendo delle priorità sugli obiettivi fissati e cercando di dare soddisfazione ad ognuna di esse in base all’urgenza. Non c’è un ordine che qualcuno dall’esterno stabilisce per voi: sarete voi stesse a decidere, in base al vostro stato fisico, al vostro umore, alle vostre esigenze, qual è la cosa più importante. Ovviamente dovrete anche mediare con la realtà: se ad es. la vostra curva glicemica è alta, oppure il liquido amniotico è poco e il consiglio del dottore è di riposarvi, non potrete andare a correre, oppure dovrete rinunciare a lunghi spostamenti in auto; in ogni caso potrete trovare altre strade, altri modi per esprimere la vostra voglia di fare e di sentirvi capaci. In molti casi c’è una soluzione alternativa a quella che pensiamo, dobbiamo solo vederla, uscendo dai soliti schemi, e avere il coraggio di intraprenderla.

 

Chiarire dentro voi stesse cosa scegliete di fare e quindi di essere è il modo migliore per diventare mamme “sufficientemente buone” come ci ha chiamate un noto psicologo, Winnicot, e sentirsi in pace con noi ed il nostro bambino/a.

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